Vi è mai capitato? Siete chiusi in una saletta, l‘incontro con il selezionatore è andato bene e siete abbastanza certi di aver fatto una buona impressione. Ma proprio nel momento in cui siete certi di averlo ammaliato, il selezionatore vi pone a tradimento la seguente domanda: “quale è il suo principale difetto?” .
Vi siete preparati a casa per fornire una risposta accettabile, ma – siamo sinceri – chiunque avrebbe preferito non doverlo fare. Effettivamente è una domanda che viene posta spesso per valutare sia la capacità di reazione del candidato, sia la propria autovalutazione.
Noi selezionatori ascoltiamo quasi sempre le stesse risposte: “sono un perfezionista” oppure “lavoro tanto” o “sono molto testardo“. Io vi consiglio di evitare di dare queste risposte, perché dimostrano che non avete riflettuto molto sulla risposta.
Vi propongo, allora, 4 strategie per rispondere in modo più efficace a questa domanda insidiosa e qualche esempio di ciò che forse è meglio non dire:
- 1 Parlare di difetti senza collegarli alla posizione per cui vi siete candidati
Io suggerisco di menzionare i difetti che potrebbero avere un impatto minore sulla posizione che andrete a ricoprire. Questo dimostrerà che non siete perfetti, ma soprattutto che questo non andrà ad impattare sul lavoro.
- 2 Evitare Generalizzazioni
Dovete assolutamente provare ad evitare qualsiasi tipo di generalizzazione. Ad esempio, dire solamente “sono un testardo” non basta, anzi rischia di essere controproducente. E’ preferibile, invece, trovare degli esempi concreti e positivi, in modo che la vostra forza di volontà – e non la vostra testardaggine che può essere negativa – vi ha permesso di superare le difficoltà incontrate o di raggiungere gli obiettivi prefissasti.
Dovete – in altre parole – dimostrare che non è un difetto costante, ma che si presenta solo in determinate situazioni.
- 3 Ricondurre la conversazione sulle competenze richieste per la posizione.
Potete provare ad eludere la domanda dando una risposta più generica del tipo “tutti abbiamo delle qualità e dei difetti”, salvo poi iniziare a spiegare quali sono le vostre qualità che meglio si adattano al posto di lavoro proposto.
Se vi mancano delle competenze per la posizione potete utilizzare il suggerimento di Bernard Marr, esperto francese di management, che consiglia di dire: “questa nuova posizione andrà a sviluppare delle nuove competenze come X, che fino ad ora non ho avuto l’opportunità a pieno di mettere a frutto nel mio lavoro. Imparo rapidamente e potrò concentrarmi sullo sviluppo di tutte le competenze richieste”.
Ma fate attenzione: se evitate la domanda il selezionatore potrebbe riproporvela.
- 4 Parlate di difetti che avete superato o migliorato
Potrebbe essere utile non raccontare i difetti attuali, ma parlare piuttosto della vostra capacità a identificare i vostri difetti e come avete fatto per superarli o per migliorare certi tratti del vostro carattere.
Avete fatto dei corsi di formazione per sviluppare una competenza specifica? Avete cercato consigli di un mentor, di colleghi o di un manager con maggiore esperienza? Avete semplicemente fatto uno sforzo per cancellare questo difetto? Raccontate al selezionatore cosa avete fatto e che risultati avete raggiunto.
- 5 Evitate di elencare i seguenti difetti:
Abbiamo già detto dei soliti “sono un perfezionista” o “sono uno/a che lavora tanto” di seguito alcuni difetti che vi consiglio di non dire mai durante un colloquio di lavoro:
«non ho uno spirito di squadra»
« Non accetto facilmente le critiche»
«Di solito non prendo l’iniziativa o faccio fatica a lavorare in maniera indipendente»
E voi avete qualche consiglio da aggiungere sulla base della vostra esperienza?
Parzialmente inspirato da Business Insider UK, Jacquelyn Smith, 5 mars 2016