Pillole di CV – Presentarsi alle aziende quando non si è occupati

In questo periodo sono alla ricerca di un Temporary Finance Manager per cliente di EasyHunters. La parola Temporary indica chiaramente si tratta di posizione a tempo e quindi legata ad un singolo progetto o a un fabbisogno specifico.

È la classica posizione appetibile per chi non ha un lavoro stabile a tempo indeterminato o per chi è a casa. Nel corso della mia carriera ho trovato davvero pochi candidati Temporary per vocazione.

In questi casi, riceviamo curricula di persone che hanno disponibilità immediate e, soprattutto, una certa flessibilità. Ma c’è un grande problema: molti di questi curricula non sono aggiornati e non riportano alcune informazioni cruciali per il selezionatore.

Due elementi in particolare vanno messi in evidenza:

Datare di lavoro: spesso le persone non mettono la fine del contratto con l’ultimo datore di lavoro. Dando chiaramente l’impressione che stiano ancora lavorando per quella società. Scelta che ha rischi e opportunità. Il rischio maggiore è che se a leggere il cv è un recruiter giovane tenderà a scartare il profilo sulla base del principio che se uno ha un contratto a tempo indeterminato non ne accetterà una a tempo determinato. Un selezionatore più senior, invece, si chiederà come mai un profilo cosi ha risposto a un annuncio temporary. Questo comporterà una telefonata o una mail di approfondimento con evidente allungamento dei tempi.

Perché si tende a lasciare il vecchio datore come se fosse ancora quello attuale? Perché si ritiene che avere ancora un lavoro renda più facile la ricerca di uno nuovo. Qualche volta può essere vero, ma questa motivazione viene meno quando si risponde a un annuncio Temporary. In questo caso, infatti, l’immediata disponibilità a lavorare e la flessibilità nell’accettare un contratto a tempo determinato rappresentano elementi distintivi in positivo, che andrebbero messi in evidenza. Anche in un testo di accompagnamento al CV.

Tipologia di contratto: è importante specificare la tipologia di contratto – anche se a termine – la sua scadenza e il pacchetto retributivo. Le forme contrattuali possono essere molte, direttamente con le aziende o tramite agenzie per i lavoro, possono avere scadenze ravvicinate o più lontane nel tempo.

Indicare queste informazioni aiuta il selezionatore a capire anche come mai ci si candida e la base di riferimento contrattuale. Esempio tipo di CCNL , numero di mensilità, eventuali benefit. Questi dati aiutano anche a calibrare bene le esperienze avute e il ruolo ricoperto.

Qualche volta siamo i migliori commerciali di noi stessi, ma più spesso il nostro curriculum necessità di qualche revisione per renderlo più comprensibile a un lettore esterno.

5 errori del capo che fanno scappare i talenti

Il “capo insopportabile” è uno dei motivi che può portare i talenti lontano dall’azienda e un capo – che dovrebbe valorizzare ed estrarre il meglio da ogni dipendente, tanto più dai migliori – dovrebbe anche sempre essere attento a non incappare in uno di questi 5 errori:

Errori di valutazione. Selezionare un talento ed inserirlo in un team è il primo passo per creare un ambiente stimolante e far crescere l’azienda. Accontentarsi di assumere una persona che non sia perfetta per una determinata candidatura significa mettere tutti i lavoratori in una situazione di mancato stimolo e di mancata fiducia nei confronti di chi ha selezionato la risorsa. Quante volte si sente dire che “il pesce puzza dalla testa”? O ancora: “Non è colpa sua ma di chi lo ha messo in quella posizione”? Ecco. Un buon capo crea un team dall’alta professionalità. Se infine vengono distribuite male anche le promozioni, questo può creare gelosie e tensioni controproducenti. Saper valutare chi merita cosa è fondamentale.

Carico di lavoro eccessivo. Parliamoci chiaro. I momenti in cui il lavoro extra cadrà sulle spalle delle persone più talentuose e di quelle più disponibili (che poi sono anche quelle nelle quali un capo ripone la propria personale fiducia) esistono in tutte le aziende ed esisteranno sempre. Ma se l’affidare incarichi extra a queste persone diventa la normalità, magari proprio perché sono le migliori, è bene fermarsi un secondo: diminuire i carichi e, ovviamente, distribuirli tra tutti i membri del team, premiando infine i più meritevoli con una promozione. In caso contrario, l’affidabilità diventerà, agli occhi dei lavoratori, non un pregio ma una trappola.

Stimoli e compiti corretti. Albert Einstein diceva che ognuno è un genio a modo suo. Ma che se si prova a convincere un pesce ad arrampicarsi su un albero, questo si sentirà profondamente inadeguato. La capacità di un buon manager è quella di stimolare le attitudini di ciascun lavoratore, senza mortificarlo e cercando di far fuoriuscire la creatività e il meglio da ognuno. Assegnare compiti a casaccio, o in maniera poco oculata, porterà a mancanza di stimoli, a frustrazione, mentre dare ad ognuno un obiettivo sempre più interessante, secondo le proprie capacità, creerà un’empatia personale e professionale necessaria per la crescita dell’azienda.

Parole parole parole. Quante volte un capo ha promesso una promozione, un permesso, un aumento come corrispettivo di un carico di lavoro importante e, magari, non dovuto? Bene, il capo deve sapere che qualsiasi promessa venga fatta, il dipendente la percepirà come un impegno da onorare mentre, tante volte, per il capo, si tratta solo di parole al vento, dette a seconda delle necessità del momento. Essere una persona di parola farà guadagnare punti, stima e fiducia. In caso contrario, verrà a mancare tutto questo.

Scarsa considerazione. Riconoscere la bontà di una performance lavorativa è fondamentale per permettere alle persone – quindi al team, all’azienda – di crescere e migliorare. Ignorare i risultati di chi lavora è il primo passo verso l’emarginazione dei talenti, verso la loro depressione lavorativa. Allo stesso modo, l’attenzione di un capo deve convergere anche verso il lato più umano. Un capo che comprende le dinamiche extra-lavoro è apprezzato e rispettato e sarà più facile che un talento acconsenta alle sue richieste che, se provengono invece da un capo insensibile, vengono avvertite come una semplice ingiustizia.

I 5 segreti delle persone resilienti

Un articolo  recentemente apparso su Inc. ha presentato i segreti fondamentali ai quali le persone veramente resilienti si attaccano nei momenti del bisogno.

Secondo Geoffrey James, celebre giornalista, niente è piu importante nel mondo del lavoro della capacità di resilienza. La resilienza è la capacità mentale di affrontare le diversità. Permette di perseverare e di vincere là dove gli altri avrebbero già mollato.

Non si nasce resilienti, è una capacità  che si sviluppa nel corso della vita, grazie alla nostra capacità di discernere e al nostro operare nel mondo. Geoffrey James racconta che ha intervistato centinaia di dirigenti, quadri e imprenditori,che hanno avuto successo.

Ha chiesto a ciascuno di loro quale era il motore che ha permesso di restare focalizzati anche nei momenti più difficili. E  hanno dimostrato di avere molte idee in comune. 

Io ho individuato i primi 5 elementi fondamentali per loro:

1- « Gestisco le miei emozioni, per evitare che loro gestiscano me. »

Le persone resilienti sanno gestire le loro emozioni. Quando percepiscono una emozione forte in arrivo, fanno in modo di distaccarsi prima di iniziare ad agire. Scelgono sia di approfondire questa emozione al fine di usarla per uno scopo preciso, sia di lasciarle fare il suo corso naturale.

2- « Le mie azioni pesano più delle parole»

Le persone resilienti fanno sempre quello che dicono. mantengono le promesse e realizzano gli impegni presi, qualunque sia la difficoltà che si presenta. 

3- «  Io preparo il mio futuro. » 

Le persone resilienti sono costantemente alla ricerca di miglioramento delle loro competenze. sono sempre in formazione per poter affrontare le sfide di tutti i giorni. La conseguenza diretta è che raramente affrontano situazioni che le sorprendono e si adattano rapidamente ai progetti complessi.

4- « Io imparo più dai miei fallimenti che dai miei successi. »

Le persone resilienti non temono il fallimento. secondo loro, il fallimento permette di capire cosa funziona e cosa no. E quindi di poter andare avanti. 

5- « Sono coraggioso. »

Le persone resilienti sono coraggiose. Considerano che niente è sicuro al mondo: non il lavoro, non l’informazione e certamente non il futuro. Invece di inseguire una illusione di sicurezza futura , preferiscono coltivare il coraggio nella loro vita professionale, e nonostante ciò i rischi ci sono sempre.

Le persone resilienti non pensano mai che le loro energie e la loro attenzione siano una risorsa limitata. Sanno che un approccio mentale strutturato e la gestione delle loro emozioni gli permette di superare i problemi quotidiani..

Source : Inc, articolo di Geoffrey James .