Gli aspetti «soft» di un trasferimento all’estero: primo problema, la famiglia

Mi trova un lavoro negli USA ?

sa mi piacerebbe tanto andare a vivere fuori dall’Italia . Quante volte lo avete pensato ?

io da recruiter l’ho sentito dire molte volte, ma lo spostamento non è cosi facile soprattutto per la famiglia. Anche per le aziende a volte spostare un dipendente sembra sempre una grande opportunità, ma a volte non si considera l’impatto che si causa sulla famiglia. Che resta comunque una enorme area di confort . Parlo della mia esperienza che sto facendo oggi in USA sul Il Sole 24 Ore :

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Head hunter, una professione che cambia con le tecnologie

Avremo ancora bisogno degli Head hunters? La risposta a questa domanda è sicuramente affermativa. Tuttavia c’è un “però” che non possiamo ignorare: l’uso sempre più frequente della tecnologia e degli algoritmi per l’estrazione e l’elaborazione dei dati. Se è innegabile, infatti, che il mondo delle risorse umane sia fatto quasi completamente di relazioni personali, è altrettanto vero che il comparto dell’HR TECH sta crescendo sempre di più: 2,4 miliardi di dollari di investimenti in questo ambito nel 2015 e 2,39 miliardi stimati per il 2016. E probabilmente questa cifra è destinata a crescere.

La gestione e l’elaborazione dei dati – non solo in ambito HR – soprattutto quando i numeri sono elevati (pensiamo a qualsiasi database) sono oggetto, da tempo ormai, di processi di automatizzazione. I CRM permettono di effettuare estrazioni con maggiore facilità e velocità. Ma la semplice estrazione non può bastare. I dati, infatti, devono essere interpretati correttamente. E quando si parla di risorse umane, questa interpretazione deve essere molto accurata e una macchina non può sostituire l’uomo.

Per capire se le informazioni inserite nei cv sono vere – giusto per fare un esempio concreto – non c’è altra strada che uno scambio tra candidato e selezionatore. Uno scambio che può certamente avvenire via Skype, via telefono o attraverso i molteplici strumenti che la tecnologia mette a disposizione, ma che non può essere completamente eliminato dal processo di selezione. L’utilizzo di particolari strumenti, dunque, deve essere visto come un modo per snellire e rendere efficienti i processi di selezione, non per sostituire completamente l’uomo.

Un esempio concreto: ci sono alcuni algoritmi che, attraverso la ricerca semantica, permettono di razionalizzare i database di CV ed estrarre le informazioni necessarie da ogni candidato in modo automatico, anche quando non compaiono le parole chiave “classiche” (ognuno può descrivere in modo diverso le proprie competenze). Oppure attraverso un altro algoritmo è possibile, ad esempio, estrarre le soft skills dei candidati (che solitamente sono nella parte finale del cv) in modo che il selezionatore, interrogando il database, sia in grado di creare team senza conflitti per le incompatibilità caratteriali dei membri. Un altro grande problema è, inoltre, trovare i candidati che siano disposti a lavorare in una certa città. Attraverso la geolocalizzazione, dunque, è possibile avere solo i cv dei candidati interessati a quell’area.

In EasyHunters, facciamo proprio questo: sfruttiamo la tecnologia per rendere l’iter di selezione efficiente. Il normale processo ha sempre costretto i candidati a spostarsi anche per il primo colloquio conoscitivo con evidenti – e inutili – sprechi, di denaro e di tempo. Grazie agli strumenti digitali, ora, è possibile eliminare queste distanze. Ma fare un colloquio al telefono, via Skype o Facetime, non significa che sia meno approfondito o di minore qualità. I recruiter di EasyHunters incontrano i candidati online – esattamente come accade, milioni di volte, quando si fanno dei meeting con i colleghi dall’altra parte del mondo – ma il colloquio è esattamente identico a quello che farebbero se l’incontro avvenisse nei nostri uffici.

Io credo, quindi, che la tecnologia debba essere utilizzata come strumento per gli HR e non percepita come una minaccia. Il talento sarà sempre valutato da una persona. Quello che cambierà sarà semplicemente il “luogo” del colloquio.

* L’articolo originale è stato pubblicato da www.ilsole24ore.com qui

Ciascuno di noi è una vetrina online, enorme e potentissima

Saper gestire bene i propri profili social e saper creare dei contenuti interessanti ed attrattivi è una competenza molto importante che, in alcuni casi, dovrebbe anche essere inserita nei cv. Di solito pensiamo sempre, sbagliando, che questi canali siano solo personali.

Almeno in Italia, Facebook serve quasi unicamente per rimanere in contatto con i propri amici e sapere cosa fanno. Instagram per soddisfare la nostra voglia di condividere le cose che ci accadono attraverso le immagini: la cena al ristorante, il viaggio al mare o l’ultimo paio di scarpe acquistato. E LinkedIn? E’ il social professionale, quello che viene usato ed aggiornato solo per motivi legati alle opportunità lavorative, nella speranza che qualcuno possa notare il nostro profilo e, ancora meglio, chiamarci per offrire un lavoro.
LinkedIn è usato prevalentemente dai professionisti del mondo HR per trovare i candidati. Il resto del mondo, invece, lo usa – oltre chiaramente che per i motivi che dicevamo prima – anche per aggiornarsi, avere notizie di settore o avere informazioni sulla carriera di persone più o meno conosciute.
Ma c’è molto di più. Attraverso i social è possibile capire molto dei manager o delle aziende e avere tantissime informazioni. Pochi, però, hanno capito che ciascuno di noi è una vetrina – enorme e potentissima – dell’azienda che rappresenta. Saper usare correttamente i social genera benefici per la persona, ma anche per l’azienda per cui lavora. Di contro, usarli in modo sbagliato e superficiale, genera danni.
Significa, in parole semplici, che essere in grado di trovare e postare contenuti giusti, interessanti e virali è una competenza. Ricordate i giornalini della scuola o dell’università? C’era chi scriveva gli articoli, chi impaginava e chi distribuiva.
Anche oggi è più o meno così. Solo che ognuno di noi è il suo media online. E la diffusione cresce con il crescere del nostro network virtuale.
Sempre più spesso, ormai, i giovani sceglieranno le aziende anche per come comunicano sui social non solo tramite le pagine ufficiali, ma anche – e soprattutto – tramite i propri manager.

7 lavori stranissimi che esistono davvero

Non solo calcetto come occasione per trovare lavoro. E non solo lavoro in ufficio, dalle 9 alle 18. Nel mondo, ci sono una serie di opportunità – alcune davvero creative ed impensabili – per chi vuole intraprendere una carriera fuori dall’ordinario.

Mystery Guest per hotel di lusso. Non è uno scherzo. Esiste sul serio una startup che paga per visitare hotel di lusso e testarne i servizi: piscina, sauna, massaggi, ristorante, Spa, servizio in camera. Le competenze richieste? Ovviamente ottima conoscenza della lingua inglese, ma anche affidabilità, serietà, disponibilità alle trasferte, intraprendenza, autonomia e flessibilità.

Assaggiatore di cioccolato. Mondelez – multinazionale del settore alimentare proprietaria anche dei marchi Milka e Oreo – cerca un profilo davvero particolare: l’assaggiatore ufficiale di cioccolato. Competenze richieste? Conoscenza di una lingua straniera, ma soprattutto spiccato senso del gusto e propensione a degustare cioccolato.

Assaggiatore di patatine. È un lavoro molto diffuso negli USA e consiste nel verificare il gusto e la consistenza delle patatine prima che vengano imbustate o assaggiare ricette che non sono ancora state lanciate sul mercato. Anche lo stipendio non è male: si può arrivare a guadagnare fino a 35 mila dollari all’anno.

Istruttore di surf per cani. I dipendenti dei resort più esclusivi lungo le coste oceaniche sono attenti agli ospiti, bipedi e quadrupedi. Non è raro, quindi, trovare professionisti pagati per insegnare alla coppia – umana e canina – come “surfare” tra le onde. Alcuni posti offrono addirittura lezioni esclusivamente per i cani.

Panda-sitter. Si tratta di una richiesta che arriva direttamente dalla Cina, dove il centro di ricerca e protezione del panda gigante è alla ricerca di chi possa occuparsi del benessere dei cuccioli di panda, dar loro da mangiare, coccolarli e portarli a spasso per il parco. Il tutto per un anno.

Scusatore a domicilio. Una professione che arriva direttamente dal Giappone, la patria delle buone maniere. È un professionista preparato per chiedere scusa, apparendo assolutamente convincente e sincero. Anche in questo caso il lavoro è ben retribuito: si può guadagnare anche 30 euro all’ora.

Spostatore di iceberg. Una professione storica, nata addirittura dopo l’incidente del Titanic nel lontano 1912 quando fu fondata la International Ice Patrol (IIP) che ha un obiettivo preciso: individuare la posizione degli iceberg e verificare che le varie rotte siano sicure. Nel caso non lo fossero, gli spostatori intervengono per allontanare l’iceberg.

 

 

I 5 errori da non commettere quando si cerca lavoro

Cercare lavoro è, lo sappiamo, un vero e proprio lavoro. E proprio per questo è bene agire in modo strategico e pianificato, per evitare di commettere degli errori che, in una situazione di questo tipo, possono rivelarsi fatali.

La ricerca di occupazione è una situazione molto stressante e può mettere a dura prova chiunque. Ci sono, però, alcuni errori che è bene non commettere per evitare di bruciarsi delle opportunità importanti.

  1. Descrivere le proprie esperienze e le proprie competenze usando termini inappropriati: il 90% dei curriculum che un selezionatore riceve, contiene le stesse formule che – proprio perché ormai inflazionate – hanno perso significato. “Capacità di lavorare in team”, oppure “persona motivata”, ma anche “ottime doti relazionali” sono praticamente ovunque. Meglio sostituirli con termini meno di impatto, magari, ma che hanno un significato reale.
  1. Rispondere a qualsiasi annuncio, anche a quelli non in linea con il proprio profilo: è inutile negarlo, candidarsi a qualsiasi ruolo è una inutile perdita di tempo che non porterà ad alcun risultato. Molto meglio focalizzarsi solo su un numero limitato di offerte e, piuttosto, costruire un network di relazioni che possa portare vantaggi al proprio percorso professionale.
  1. Giocarsi la carta della “vittima” durante il colloquio. Cercare di impietosire il selezionatore apparendo disperati non è la scelta giusta, anzi. Soprattutto in quelle situazioni in cui le aziende per cui si è lavorato hanno affrontato situazioni economiche difficili. Di solito la scelta ricade su chi ha saputo reagire e non piangersi addosso.
  1. Fare richieste economiche non in linea con il proprio profilo: non conoscere la propria situazione contrattuale – non solo in termini di salario fisso, ma anche di variabile, benefits o agevolazioni – potrebbe portare a fornire informazioni non complete che magari poi possono rivelarsi una scelta negativa e che, nel lungo periodo, non premia. Si inizierà un nuovo lavoro guadagnando meno e – soprattutto – sarà più difficile ottenere uno stipendio adeguato.
  1. Accettare qualsiasi condizione e/o richiesta e non negoziare il compenso: se vengono fatte richieste che si reputano inaccettabili o comunque inadeguate, è meglio declinare subito per evitare di trovarsi in situazioni spiacevoli dopo. Altrettanto importante, inoltre, negoziare il proprio compenso prima che l’assunzione sia avvenuta. Una volta firmato il contratto, sarà molto difficile tornare a discutere di denaro e chiedere un aumento.