Come possiamo trovare la rotta giusta in questo mare agitato che è diventato il mondo del lavoro, dove ciascuno di noi ha dovuto, suo malgrado, imparare a navigare?
Per tenere la testa fuori dall’acqua, non bisogna aspettare di essere già sotto la cresta dell’onda per affrontare quella successiva.
Quando tutti gli indicatori tradizionali dei modelli economici incominciano ad indicare il rosso, è arrivato il momento di smettere di ragionare in termini di crisi e iniziare a ragionare sul cambiamento.
Molti cambiamenti profondi hanno già avuto luogo e la vita economica e sociale dei prossimi anni si annuncia estremamente instabile. Un vero e proprio mare in tempesta del mondo del lavoro che rischia di stravolgere tutto ciò che di standard conosciamo: i piani di carriera, la sicurezza, la gerarchia aziendale, la pensione….
Al centro di questo abisso nascerà un nuovo modello di azienda che genererà un mercato del lavoro ricompattato. I primi a capire e ad anticipare questa necessaria e salvatrice “business revolution” saranno i primi ad avvantaggiarsene. In questo nuovo e sfidante contesto bisognerà imparare ad agire quando tutti i segnali della nostra carriera saranno sul verde.
Per imparare a riconoscere il momento buono dobbiamo immaginare la vita professionale come una successione di cicli (esattamente come accade per i prodotti) e quindi imparare a posizionarci sopra queste curve: il segreto sta nell’iniziare una nuova curva prima di essere sulla fase discendente di quella precedente. Proprio come un’azienda che lancia un nuovo prodotto senza aspettare la fine di quello vecchio.
I cambiamenti e le evoluzioni devono intervenire nella fase A e non nella fase Bcome invece siamo abituati a pensare. Mi rendo conto che questo atteggiamento porta inevitabilmente a rimettersi spesso in discussione e so anche che non è mai facile. Rimane però – ne sono convinta – uno dei metodi migliori e più efficaci per garantire lacontinuità del proprio lavoro e l’evoluzione delle proprie competenze che, se sufficientemente avanzati, sono richieste quasi in ogni azienda.
Man mano che il nostro profilo evolve, è necessario ampliare il nostro sapere e abbandonare le attività obsolete.
Bisogna investire su se stessi per proteggere la carriera a lungo termine. Ricordatevi che il merito e le competenze saranno sempre più riconosciuti – e apprezzati – del titolo.
È indispensabile un vero e proprio cambiamento di approccio: nelle aziende tradizionali, ad esempio, veniva detto al dipendente quando era arrivato il momento di riciclarsi. Oggi spetta al singolo lavoratore capire quando – e come – è arrivato il momento di farlo e, soprattutto, di individuare i mezzi e le leve necessarie per valorizzare se stesso e la sua attività.
Questo implica non solo una formazione costante ma anche una buona conoscenza del mercato del lavoro e delle nuove opportunità create dalla tecnologia (i cosiddetti lavori digital).
Conviene allora mettere in piedi una specie di controllo della propria“impiegabilità”: bisogna seguire l’evolversi del proprio settore di appartenenza, capire se il mercato sta crescendo o è in contrazione, valutare le proprie aspettative e autoformarsi in modo costante durante tutta la vita professionale.
Bisogna sviluppare la propria rete di contatti e di attività parallele: l’attività lavorativa da dipendente garantisce la stabilità, ma l’attività di autoformazione contribuisce ad aumentare le possibilità di restare attivi fino all’ultimo, così come le attività di beneficenza aumentano la possibilità di accrescere il proprio networkpersonale anche fuori dal lavoro.
«Il perfezionamento di se stessi è la base fondamentale di tutti i progressi».
Confucius
Fonte: Inspirato da « les 7 secrets de ceux qui ne sont jamais au chômage » de Charles-Henri Dumon